Continuano le cronache da Druogno, con la terza giornata raccontata dal nostro narratore preferito, Capitan Walter.
“Mettete dei fiori nei vostri cannoni…”: è il ritornello di una canzone dei miei tempi (sì, vabbè, c’erano in giro ancora i menestrelli col mandolino) nella quale venivano intervistati tre ragazzi.
Perché allora non raccontare questa esperienza attraverso le sensazioni di tre dei protagonisti, gli istruttori? In tal modo anche questo vecchio ed improvvisato cronista può concedersi una pausa.
Iniziamo da Elena, sull’allenamento degli Esordienti.
“Sono stata colpita dall’entusiasmo dei ragazzi nell’utilizzare un campo pieno di attrezzi, nello scoprire un altro modo di allenarsi, estremamente motivante. Trasportando quanto appreso nelle lezioni successive. Durante la giornata, al di fuori dell’attività in palestra, si scoprono i caratteri, i punti di forza e di debolezza del singolo. Ti considerano uno di famiglia: sei per loro un riferimento importante e questo costringe noi allenatori a dare il meglio, più in queste circostanze che nel campo. Ad ogni ragazzo bisogna dare quello di cui ha bisogno, soprattutto a chi è alla prima esperienza, per rendergliela fantastica ed indimenticabile”.
“Secondo me il camp è stato bellissimo. Era molto che non vi partecipavo e mi chiedevo come sarebbe stato. Organizzazione ottima, attenta e rispettosa dei molti bisogni (dei ragazzi come degli adulti) che altre società non hanno neanche come obiettivo. Allegria generale e semplicità. Principi di educazione ad integrazione di quelli della famiglia (per i nostri giovani se la mamma dice una cosa … vabbè …, ma se la dice l’allenatore …. È legge!). E da ultimo il giusto equilibrio di sport e giochi, con un tocco di riposo. Per alcuni troppo riposo perché hanno trovato il tempo di fare scherzetto su scherzetti!!!”
Prosegue Andrea (Bonfìo).
“VINCE SOLO UNO! Durante questo camp personalmente ho notato quanto i ragazzi amino e siano felici di competere. Le parole di coach Lorenzo “vince solo uno” possono sembrare banali, ma contengono l’essenza del bello e del brutto della competizione. “Vince solo uno” credo sia ingiusto nella maggioranza dei casi, soprattutto in questo Tummy Camp in quanto l’impegno è sempre stato veramente alto, ma allo stesso modo il fatto che in pochi meritino di vincere anche solo una piccola gara non deve dispiacere agli altri, ma far guadagnare la gioia chi in quel minuto si è sentito speciale! Ogni volta che ci si mette in gioco si impara che la cosa fondamentale è quanto ci si tenga a raggiungere l’obiettivo e non quanto avvantaggiati si parta ai nastri di partenza, come pensa chi vuole trovare un alibi”.
Conclude il sottoscritto, solo per evidenziare come le parole degli istruttorii facciano trasparire l’entusiasmo e l’impegno soprattuttomorale nel seguire la gioventù affidataci, la migliore garanzia per la sua crescita non solo sportiva.
P.S.: se qualcuno si fosse accorto del mio scivolamento da una canzone all’altra del complesso canoro di riferimento, questo non dovrebbe deporre a favore della sua- ormai venerabile – età.