26/01/2019 – all over the world
IN MORTE DI UN POETA
di U. Ducoli
La notizia arriva dai media come una coltellata, verso sera. Kobe Bryant, 42 anni, e Gigi, 13, una della quattro figlie, con altre 7 persone perdono la vita in un incidente aereo a LA. Leggi e speri che TMZ abbia dato una terribile fake news.
Già di per sé metabolizzare la cosa ti prende mezz’ora di tempo, poi ti svuota, ti fa riflettere, ma soprattutto ti rendi conto di quanto tutti noi abbiamo perso.
Kobe Bryant non ha bisogno di presentazioni. Se segui il mondo del basket ne conosci la caratura, i record, gli alti e anche i bassi, campione vero, uomo, padre. Mente ossessionata dalla vittoria. Determinato e inflessibile, in qualche modo sempre in guerra con sé stesso e sempre “a limitatore”in ogni singola cosa che affronta.
Inizia a giocare a pallacanestro in Italia dove il padre stesso gioca, certificando il motto che il talento non prende mai la mira. Poi il ritorno in USA e il draft ai Lakers, dove vive il dualismo amore / odio con il compagno prediletto (Shaq) vincendo moltissimo e passando per i molti infortuni, taciuti, e vissuti con l’unico scopo di rientrare in campo. I litigi e le riappacificazioni con la moglie Vanessa e da ultimo la Mamba Academy, una sorta di scuola di Atene per i professionisti della palla a spicchi che ambiscono ad un upgrade.
Non ci mancherà solo l’atleta, ci mancherà e dovremo in qualche modo rendere indelebile il lascito, quale meraviglioso modo di fare, la cosiddetta Mamba Mentality, la durezza mentale che tanto contrastava con la dolcezza della sua lettera d’amore al basket scritta in occasione del ritiro dal gioco giocato.
Paragonabile a una piccola manciata di eletti del basket è stato un atleta generazionale. I tabellini e i premi vinti lo certificano. Di più. Entra di diritto nella sfera degli assoluti. Il suo gioco, come quello del più grande di tutti i tempi prima di lui (#23) e del quale lui stesso era ossessionato, assomiglia a una sorta di poesia in movimento.
In tutti i campionati Italiani di pallacanestro si terrà un doveroso minuto di silenzio in suo onore. Molti atleti in campo in NBA lo hanno tenuto in vita, ricordandolo sulle sneakers e rendendo omaggio a Kobe facendo scadere i 24 secondi.
Le lacrime di Lebron James in aeroporto, “rubate” da una telecamera di sicurezza, sono l’immagine di come ci sentiamo. Ci uniamo tutti al lutto, sentendoci idealmente parte del tutto.
BDL
Bellissimo. Grazie Umberto
Giando
Un bel ricordo per un uomo ed un campione indimenticabile.