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Non ci posso credere…cronache dal Progetto con il Centro per l’Autismo

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Non ci posso credere… è già passato un altro anno, è finita la stagione del basket giocato con i bimbi del Minibasket e con gli adolescenti che sono entrati nei campionati FIP per i “terrible teens”, gli Under dai 13 ai 18anni, che segnano il passaggio dalla pubertà alla maggior età ed il fiorire degli individui e dei talenti nel segno dell’impegno nello studio e nello sport, e della grande passione per il gioco più bello del mondo, il nostro gioco. Gran lavoro e qualche bella soddisfazione.

di Giando Ongaro

Ma proprio oggi si è chiuso anche un altro ciclo di lavoro che Tumminelli Romana Basket svolge insieme al Centro Per l’Autismo di via Mancinelli, in un progetto ormai più che decennale che mira, e qui cito la Mission nella bacheca del Centro, “ad un miglioramento della qualità della vita del singolo, attraverso la conquista del massimo grado di autonomia consentito dal suo potenziale, nonché alla diminuzione dei suoi comportamenti problematici“, usando, per i suddetti obiettivi in area di abilità motoria, l’insegnamento della pallacanestro da parte di educatori/allenatori, coadiuvati dagli educatori.

Ho cominciato due anni fa ad impegnarmi in questo progetto, completamente a digiuno di tutto, a partire dalla definizione di Autismo e delle problematiche comportamentali nel rapporto con questi individui, adolescenti, ragazzi giovani, uomini e donne, e uomini maturi. Naturalmente mi sono appoggiato all’esperienza dei miei colleghi di lavoro e ho fatto un sacco di domande agli educatori.

Uno di questi mi ha consigliato di leggere un altro documento affisso nella stessa bacheca, estratto da una relazione di un eminente studioso della materia. Recita così: (cito solo alcuni dei “comandamenti”, quelli che ritengo più pertinenti al nostro lavoro): sono affetto da Autismo, ed ecco cosa mi piacerebbe dirti:

- Aiutami a capire, organizza per me un mondo strutturato e prevedibile

- Non mi parlare troppo, né troppo velocemente, usa segnali chiari e semplici

- Evita gli ambienti disordinati, rumorosi ed iperstimolanti

- Fammi sapere se la mia condotta è adeguata o inadeguata: sono sensibile alle gratificazioni

- Non obbligarmi a fare sempre le stesse cose, a rispettare la solita routine: l’autistico sono io, non tu

- Quando non faccio ciò che mi chiedi, non interpretare che “io non voglio”, ma che “io non posso”

- Accettami così come sono, sii ottimista, ma senza credere alle favole o ai miracoli: la mia situazione normalmente migliora col tempo, anche se per ora non esiste guarigione.

E così, facendo tesoro di queste raccomandazioni, tutti i giovedì, nella tensostruttura del Centro Crespi, un po’ appartata e tranquilla, cerchi e birilli a marcare gli spazi del campo di gioco, canestri ad altezza variabile e dimensione dei palloni adeguata alle capacità degli atleti, il basket regna sovrano: percorsi di palleggio, passaggio e tiro, esercizi di dai e vai, gare di tiro (e come sono competitivi i nostri ragazzi), perfino qualche tentativo di 1×1, giochi finali a quattro, applausi, incoraggiamenti, ringraziamenti, battute di 5, saluto finale.

Per noi, che non crediamo ai miracoli, la soddisfazione di aver dato il nostro contributo verso quell’atteso miglioramento nel tempo. E oggi, un arrivederci a settembre.

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